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DORA IN AVANTI

di Domenico Loddo
con Silvana Luppino
Regia Christian Maria Parisi
Luci Guillermo Laurin
Scene Valentina Sof
Fotografe Pietro Morello
Produzione Teatro Primo

PRETESTI NARRATIVI DELL’AUTORE
Questo testo è un gioco. Un gioco serio, però. Come la vita vera. Dentro ci sono parole che si muovono in
cerchi concentrici, con l’intento di creare un gorgo emotivo. Al centro di questo gorgo troviamo lei, Dora
Kieslowsky, che è la protagonista di questa storia, ma ne è anche l’antagonista, come pure, ad un certo
punto, ne diventa persino drammaturga e regista.
Dora sta ferma, perché e la cosa che più le riesce meglio. Dora sta ferma eppure va avanti e indietro con la
sua altalena, va avanti e indietro nel suo racconto. Forse non sa neppure cosa dire, ma lo dice bene. Usa
una canzone come macchina del tempo, e con quella si aiuta a tornare nel passato, nel suo passato, proprio
nel punto preciso in cui il suo mondo è precipitato. La sua inerzia sacrale nasce li, da una spinta mancata,
che in qualche modo l’ha sconfitta e l’ha arresa, costringendo la sua esistenza in una specie di eterno fermo
immagine. Ed è ancora li, la nostra piccola Dora. Ferma. Lo sguardo di bambina perso in tutto quel futuro
che non sarebbe poi stata capace di viversi.
Dora ha fallito come figlia, come moglie, come madre. Dora non è altro che uno specchio: è la cartina di
tornasole delle nostre sconfitte, la somma di tutti i nostri fallimenti. Perché dietro la dolorosa finzione della
sua esistenza c’è una cosa che ci riguarda tutti da vicino: la vita vera.
Domneico Loddo
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